Qualche tempo fa i media italiani si sono occupato di una separazione tra un noto calciatore e la sua consorte. Al centro della vicenda c’erano beni per milioni di euro, tra cui immobili di lusso, conti bancari e quote societarie.
In tali casi diventa molto importante gestire la ripartizione del patrimonio accumulato durante il matrimonio. Questo caso ci offre un’ottima opportunità per approfondire il tema della divisione dei beni in caso di separazione e analizzare quali regole giuridiche si applicano nel nostro ordinamento.
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La Divisione dei Beni in Caso di Separazione: Regime di Comunione e Separazione dei Beni
La modalità di divisione dei beni dipende dal regime patrimoniale scelto dai coniugi. La legge italiana prevede due regimi principali:
- Comunione dei Beni: tutti i beni acquisiti durante il matrimonio diventano di proprietà comune di entrambi i coniugi, indipendentemente da chi li ha acquistati. La divisione avviene quindi al 50%.
- Separazione dei Beni: ogni coniuge mantiene la proprietà esclusiva dei beni acquistati a proprio nome durante il matrimonio. In questo caso la divisione non è necessaria in quanto i beni rimangono separati. La divisione sarà necessaria solo sui beni cointestati.
Vediamo ora nel dettaglio i due regimi patrimoniali e relative conseguenze.
Se volete approfondire l’argomento vi segnaliamo il seguente articolo: Separazione dei beni: vantaggi, svantaggi e quando conviene.
Regime della Comunione dei Beni: Quali Beni Vanno Divisi?
Nel regime di comunione dei beni, rientrano nella proprietà comune tutti i beni acquistati dai coniugi durante il matrimonio, ed in particolare (art. 177 del Codice Civile):
- Redditi del lavoro di ciascun coniuge: considerati parte del patrimonio comune. Si evidenzia che i proventi del lavoro di ciascun coniuge rientrano nella comunione solo allo scioglimento della stessa (c.d. “comunione de residuo”). Ne consegue che verrà diviso solo la parte non consumata al momento della separazione.
- I frutti dei beni propri di ciascuno dei coniugi, percepiti e non consumati allo scioglimento della comunione.
- Beni mobili e immobili acquistati insieme o anche separatamente durante il matrimonio, ad esclusione di quelli relativi ai beni personali.
- le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio. Se si tratta di aziende appartenenti ad uno dei coniugi anteriormente al matrimonio ma gestite da entrambi, la comunione concerne solo gli utili e gli incrementi.
- I beni destinati all’esercizio dell’impresa di uno dei coniugi costituita dopo il matrimonio e gli incrementi dell’impresa costituita anche precedentemente si considerano oggetto della comunione solo se sussistono al momento dello scioglimento di questa. In altri termini: se la gestione è di un solo coniuge i beni aziendali e gli incrementi entreranno nella comunione differita al momento dello scioglimento.
I beni predetti sono quindi da considerarsi comuni “ope legis”, ed il coniuge anche se non ha partecipato all’acquisto ne sarà comunque comproprietario.
Se volete sapere come si dividono i soldi in caso di separazione leggete il seguente articolo: Come si Dividono i Soldi in Caso di Separazione.
Beni Esclusi dalla Comunione
Secondo l’art. 179 del Codice Civile, sono esclusi dalla comunione i seguenti beni:
- i beni di cui, prima del matrimonio, il coniuge era proprietario o rispetto ai quali era titolare di un diritto reale di godimento;
- i beni acquisiti successivamente al matrimonio per effetto di donazione o successione, quando nell’atto di liberalità o nel testamento non è specificato che essi sono attribuiti alla comunione;
- i beni di uso strettamente personale di ciascun coniuge ed i loro accessori (ad esempio i vestiti);
- i beni che servono all’esercizio della professione del coniuge (ad esempio il computer), tranne quelli destinati alla conduzione di una azienda facente parte della comunione;
- i beni ottenuti a titolo di risarcimento del danno nonché la pensione attinente alla perdita parziale o totale della capacità lavorativa;
- i beni acquisiti con il prezzo del trasferimento dei beni personali sopraelencati o col loro scambio, purché ciò sia espressamente dichiarato all’atto dell’acquisto.
È importante ricordare che comunque è possibile escludere i beni dalla comunione considerato che l’art. 179 cc prevede che l’acquisto di beni immobili (o di beni mobili elencati nell’articolo 2683), anche se effettuato dopo il matrimonio può essere escluso dalla comunione se tale esclusione risulti dall’atto di acquisto e se di esso sia stato parte anche l’altro coniuge (che quindi ne deve essere a conoscenza).
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Matrimonio in Separazione dei Beni: Cosa Accade in Caso di Separazione?
Nel regime di separazione dei beni, ogni coniuge mantiene la proprietà esclusiva dei beni acquistati a proprio nome. Tuttavia, possono insorgere controversie in caso di:
- Acquisti congiunti: se entrambi i coniugi hanno contribuito all’acquisto di un bene, sarà necessario dimostrare la quota di partecipazione di ciascuno.
- Conti Correnti Intestati a Entrambi: se le somme depositate provengono dalle entrate comuni, si presume la comproprietà e pertanto la divisione al 50%.
Come specificato dalla Cassazione con sentenza n. 1801/2024, l’onere della prova spetta al richiedente: in caso di separazione dei beni, il coniuge non può rivendicare il diritto a metà del valore di un bene acquistato esclusivamente dall’altro coniuge, a meno che non sia dimostrabile un contributo diretto all’acquisto.
Pertanto i beni acquistati durante il matrimonio rimangono di proprietà del coniuge che li ha acquistati. In caso però di contestazione, per evitare che i predetti siano considerati di comproprietà, il coniuge deve essere in grado di dimostrare la propria titolarità esclusiva.
Diversamente, in assenza di tale prova, i beni sono presunti appartenere a entrambi i coniugi in parti uguali.
Ritornando al caso del conto corrente comune, il saldo del conto deve essere diviso equamente, a meno che uno dei coniugi non dimostri che i fondi o una parte di essi siano di sua esclusiva proprietà.
Diverso invece il rapporto nei confronti dei terzi (soggetti). In questo caso comunque i coniugi sono considerati creditori o debitori in solido per il saldo del conto (art. 1854 del codice civile).
Divisione dei Beni Immobili: Casa Coniugale e Altri Beni
La casa coniugale rappresenta spesso uno dei beni più contesi durante una separazione. Vediamo come viene trattata nei vari scenari.
1. La Casa Coniugale in Regime di Comunione
Se la casa è stata acquistata durante il matrimonio e rientra nella comunione dei beni, essa sarà divisa al 50%. Tuttavia, il giudice può assegnarla a uno dei coniugi, di solito quello affidatario dei figli, per garantire loro la stabilità.
In tali casi, sebbene in comproprietà, il genitore che ottiene il collocamento e l’assegnazione della casa coniugale avrà il diritto di utilizzare la casa escludendo l’altro coniuge.
2. La Casa Coniugale in Regime di Separazione dei Beni
Se la casa è intestata a uno solo dei coniugi, l’altro non ha diritto alla metà del valore dell’immobile, a meno che non riesca a dimostrare di aver contribuito economicamente all’acquisto o ai lavori di ristrutturazione.
Sostanzialmente il coniuge che ha contribuito significativamente alla ristrutturazione della casa coniugale di proprietà dell’altro ha diritto a un indennizzo proporzionale alle spese sostenute (Cassazione n. 4567/2023).
Rimane comunque la precisazione suddetta nel caso in cui ci siano figli e relativo collocamento dei minori.
Divisione dei Beni Mobili e degli Investimenti Finanziari
Anche i beni mobili, come veicoli, gioielli, e conti bancari, devono essere divisi secondo il regime patrimoniale scelto.
Veicoli e Beni di Lusso
In regime di comunione, il valore dei veicoli acquistati durante il matrimonio va diviso a metà, salvo che uno dei coniugi possa dimostrare la natura personale del bene, come spiegato sopra.
Conti Correnti e Investimenti
Per i conti correnti intestati a entrambi, il saldo va generalmente diviso al 50%, salvo specifiche clausole contrattuali o prove di maggiori versamenti da parte di un coniuge.
La sentenza n. 3210/2023 ha stabilito che i conti di deposito intestati da uno solo dei coniugi rientrano nel patrimonio comune, solo se alimentati con redditi di entrambi.
Sul punto bisogna precisare che nel regime matrimoniale si crea confusione dei patrimoni se gli stessi confluiscono sullo stesso conto corrente.
Segnaliamo sull’argomento questo articolo sulla divisione dei soldi alla morte del coniuge: Conto Cointestato: Cosa Succede alla Morte del Coniuge e Chi Può Prelevare i Soldi in Banca?.
La Divisione dei Debiti in Caso di Separazione
Un aspetto spesso trascurato ma importante è la divisione dei debiti contratti durante il matrimonio. Vediamo come vengono trattati.
Debiti Comuni e Debiti personali
Se si tratta di debiti contratti prima del matrimonio gli stessi (come per i beni) non cadono in comunione e pertanto l’altro coniuge non né risponderà né durante il matrimonio, né in caso di divorzio o separazione.
Stante la comunione legale, i creditori hanno la facoltà di aggredire legalmente i beni del singolo ma solo per il 50% del valore del bene. Questo anche se si tratta di debiti personali del coniuge in quanto lo stesso comunque ne risponderà con tutto il proprio patrimonio.
Nel caso di separazione dei beni il discorso è più semplice, in quanto sia gli acquisti sia i debiti rimangono sempre separati.
Questo vale anche per i debiti contratti nell’interesse della famiglia (ossia non personali). In caso di insolvenza ne risponderà solo l’intestatario e i creditori non potranno pretendere nulla dall’altro coniuge.
Chiaramente la conclusione è diversa se il contratto è stato sottoscritto da entrambi i coniuge, in tale caso sono entrambi debitori (esempio il contratto di mutuo).
Se volete un approfondimento leggete: La moglie in separazione dei beni risponde dei debiti del marito?.
La Divisione degli Altri Beni: Aziende Familiari ed Eredità
Infine, è necessario approfondire la gestione di beni più complessi, come le aziende familiari e i beni ereditati.
Aziende Familiari
In merito all’impresa familiare, disciplinata dall’art. 230 bis c.c., la separazione non determina automaticamente la cessazione dell’impresa stessa. La dottrina sostiene che, poiché lo status di coniuge non viene meno, il coniuge separato può continuare a lavorare nell’impresa, salvo il caso di recesso volontario.
Tuttavia, la giurisprudenza ritiene che la separazione incida sul nucleo familiare, minando la comunione di vita e di lavoro che caratterizza l’impresa familiare.
Pertanto, il coniuge separato ha diritto alla liquidazione se decide di recedere dall’impresa.
Beni Ereditati
I beni ricevuti in eredità da un coniuge non rientrano nella comunione dei beni e rimangono di proprietà esclusiva di chi li ha ricevuti.
La Cassazione, con la sentenza n. 2456/2024, ha chiarito che l’eredità ricevuta da un coniuge durante il matrimonio non costituisce patrimonio comune, anche se i proventi derivanti dall’eredità sono stati utilizzati per investimenti comuni.
Vi segnaliamo questo articolo in cui andiamo ad analizzare: Cosa eredità la moglie separata legalmente?.