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Studio Legale Avv. Davide De Matteis

Quanto spetta di mantenimento alla moglie che non lavora?

Indice

La questione del mantenimento alla moglie che non lavora è un tema delicato e di grande rilevanza nelle cause di separazione e divorzio.

Quando una coppia decide di interrompere il proprio matrimonio, il giudice è chiamato a determinare, tra le altre cose, se vi siano i presupposti per riconoscere un assegno di mantenimento al coniuge economicamente più debole.

Nel caso specifico della moglie che non ha un lavoro, il calcolo del mantenimento può essere influenzato da diversi fattori.

Quando è previsto il mantenimento?

Secondo il codice civile italiano, il mantenimento alla moglie viene concesso in caso di separazione o divorzio, ma non è automatico. Il giudice deve verificare se vi sono le condizioni economiche per richiedere tale sostegno.

La moglie, infatti, ha diritto a richiedere il mantenimento se non dispone di redditi propri sufficienti per mantenere il tenore di vita goduto durante il matrimonio.

I principali fattori che vengono presi in considerazione sono:

  • La durata del matrimonio: Un matrimonio di lunga durata può aumentare le possibilità di ottenere un assegno di mantenimento significativo.
  • La situazione economica del marito: Se il marito dispone di un reddito elevato e la moglie non lavora, è probabile che l’importo del mantenimento sia più alto.
  • Le capacità lavorative della moglie: Se la moglie ha un’età tale da poter reinserirsi nel mondo del lavoro o se possiede qualifiche professionali, il giudice potrebbe valutare una riduzione dell’assegno di mantenimento.
  • Le esigenze economiche dei figli: Il mantenimento della moglie può anche dipendere dalle spese per il mantenimento dei figli, se presenti.

Come si calcola il mantenimento?

Non esiste una formula standard per il calcolo del mantenimento alla moglie. Ogni caso è diverso e il giudice ha ampio margine di discrezionalità nel decidere l’importo.

Tuttavia, la giurisprudenza ha stabilito che l’assegno di mantenimento deve garantire al coniuge beneficiario un tenore di vita quanto più simile possibile a quello goduto durante il matrimonio.

Il giudice prende in considerazione vari elementi economici:

  • Redditi di entrambi i coniugi: Se il marito ha un reddito elevato e la moglie non lavora, il mantenimento sarà tendenzialmente più alto.
  • Patrimonio immobiliare: Anche la disponibilità di beni immobiliari può influire sull’importo del mantenimento.
  • Spese necessarie: Il giudice considera le spese essenziali per la vita quotidiana, come il costo della casa, le spese mediche e quelle legate ai figli.

Il principio di equità è uno dei criteri fondamentali per la determinazione del mantenimento.

Questo significa che il giudice cercherà di bilanciare le necessità della moglie con le possibilità economiche del marito, al fine di garantire una situazione equa per entrambe le parti.

Quando il mantenimento può essere modificato o revocato?

L’importo dell’assegno di mantenimento può essere modificato nel tempo, in base alle circostanze.

Se, ad esempio, la moglie trova un’occupazione o se le condizioni economiche del marito peggiorano, l’importo del mantenimento può essere ridotto o, in alcuni casi, annullato.

Le modifiche principali possono riguardare:

  • Miglioramento delle condizioni economiche della moglie: Se la moglie trova un lavoro stabile e ben retribuito, potrebbe non aver più diritto al mantenimento.
  • Difficoltà economiche del marito: Se il marito subisce una riduzione significativa del reddito, può richiedere una revisione dell’assegno di mantenimento.
  • Nuovo matrimonio della moglie: Nel caso in cui la moglie si risposi o intraprenda una convivenza stabile, l’assegno di mantenimento può essere revocato.

Qual è la differenza tra assegno di mantenimento e assegno divorzile?

È importante distinguere tra l’assegno di mantenimento in fase di separazione e l’assegno divorzile.

L’assegno di mantenimento è temporaneo e viene concesso durante la fase di separazione, con l’obiettivo di garantire un sostegno economico fino alla sentenza di divorzio.

L’assegno divorzile, invece, ha una funzione diversa. Non si basa più sulla necessità di mantenere il tenore di vita goduto durante il matrimonio, ma sulla necessità di garantire al coniuge economicamente più debole l’indipendenza economica.

Questo significa che l’importo dell’assegno divorzile potrebbe essere inferiore rispetto a quello del mantenimento.

Esempi pratici di calcolo del mantenimento

Per comprendere meglio come viene calcolato l’importo del mantenimento alla moglie che non lavora, vediamo alcuni esempi pratici:

  • Esempio 1: Se il marito guadagna 3.000 euro al mese e la moglie non lavora, il giudice potrebbe stabilire un mantenimento di circa 1.000-1.200 euro al mese, a seconda delle spese della moglie e della durata del matrimonio.

  • Esempio 2: In caso di un matrimonio di breve durata, il mantenimento potrebbe essere molto più basso, ad esempio 500 euro al mese, soprattutto se la moglie ha la possibilità di trovare un lavoro a breve termine.

  • Esempio 3: Se il marito ha un reddito molto elevato (ad esempio, 10.000 euro al mese) e la moglie non ha mai lavorato, il mantenimento potrebbe superare i 3.000 euro mensili, specialmente se vi sono figli a carico.

Il mantenimento alla moglie che non lavora è un tema complesso e dipende da numerosi fattori, inclusi la durata del matrimonio, il reddito del marito, le capacità lavorative della moglie e le spese familiari.

In ogni caso, è sempre il giudice a stabilire l’importo finale, basandosi su principi di equità e sulle specifiche condizioni economiche delle parti coinvolte.

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