Cosa succede ai soldi in banca alla morte del coniuge?
Facciamo un esempio concreto:
Maria e Giovanni, marito e moglie, possiedono un conto cointestato a firma disgiunta. Alla morte di Giovanni, Maria si reca in banca per prelevare l’intero saldo, ma viene informata che solo la sua quota del 50% è immediatamente disponibile, mentre la restante metà è congelata fino alla conclusione della pratica successoria.
È realmente così? cerchiamo di analizzare nel dettaglio il problema.
Cosa si intende per conto cointestato?
Il conto cointestato è chiaramente il caso in cui un conto bancario in cui due (o più persone) condividono la titolarità delle somme di denaro depositate.
I conti cointestati possono essere:
- a firma congiunta, dove per poter effettuare operazioni sulle somme depositate è necessario il consenso e la firma di tutti i titolari del conto;
- a firma disgiunta, in cui ogni contitolare ha la possibilità di compiere operazioni in modo indipendente, senza dover chiedere l’autorizzazione agli altri titolari.
Tale distinzione risulta molto importante, soprattutto nel caso che stiamo analizzando: ossia cosa succede alla morte del contitolare e se possono essere prelevati i soldi.
In effetti, si possono verificare due situazioni diverse:
- Se il conto è a firma disgiunta, il coniuge superstite potrà continuare a gestire la sua parte di denaro (ad esempio, il 50%), mentre la quota del defunto sarà bloccata dalla banca fino al completamento della pratica di successione;
- Se il conto è a firma congiunta, tutto il denaro verrà congelato fino alla conclusione del processo successorio.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46512 del 2019, ha stabilito che:
in caso di conto cointestato a firma disgiunta, il contitolare superstite può disporre delle somme, purché non vi siano contestazioni da parte degli eredi del defunto. Tuttavia, la banca ha il dovere di verificare l’assenza di eventuali rivendicazioni prima di consentire l’accesso al saldo completo del conto.
Pertanto, le somme presenti sul conto al momento del decesso verranno liquidate solo dopo aver determinato chi sono gli eredi legittimi.
Sostanzialmente la banca, prima di sbloccare i fondi, richiede una copia della dichiarazione di successione, che elenca tutti i beni ereditari e viene presentata all’Agenzia delle Entrate per il pagamento delle tasse di successione.
La ratio di tale meccanismo è quella di prevenire eventuali prelievi non autorizzati da parte di persone non legittimate.
Esistono, però, situazioni in cui la dichiarazione di successione non è necessaria:
- Se l’eredità viene trasferita esclusivamente al coniuge e ai parenti in linea diretta (come figli, nipoti o genitori), purché il valore complessivo dell’eredità non superi i 100.000 euro e non includa beni immobili o diritti reali immobiliari. In questi casi, sarà sufficiente presentare alla banca un documento che certifichi lo status di erede e giustifichi l’esonero dalla dichiarazione di successione;
- Se, entro un anno dalla morte del defunto, gli eredi designati rinunciano all’eredità o chiedono la nomina di un curatore per gestire l’asse ereditario.
Quando il coniuge superstite può prelevare tutti i soldi dal conto cointestato?
Nel caso di morte di uno dei contitolari, se il conto corrente è a firma disgiunta, la banca non ha il potere di impedire al contitolare superstite di prelevare il denaro, anche dopo il decesso dell’altro intestatario.
Tuttavia, la banca ha l’obbligo di verificare che l’attività sia legittima, per tutelare i diritti degli eredi.
Sul punto la Cassazione, con la sentenza n. 8068 del 2020, ha chiarito che il coniuge superstite, contitolare di un conto a firma disgiunta, può disporre delle somme, ma qualora si tratti di somme provenienti esclusivamente dai guadagni del defunto, gli eredi hanno il diritto di rivendicarne la loro quota, richiedendo un’azione di restituzione nei confronti del coniuge superstite.
Quando si parla di contitolarità simulata nel conto cointestato
In alcune circostanze, il conto cointestato potrebbe essere stato alimentato esclusivamente dai fondi di uno dei contitolari, come lo stipendio del defunto.
In tali casi, si parla di contitolarità simulata.
Sostanzialmente, se il conto è intestato sia al marito sia alla moglie, ma è stato alimentato unicamente dai redditi del marito, le somme depositate dovranno essere trattate come parte dell’eredità, e il coniuge superstite non potrà vantare diritti su di esse.
Gli eredi, per far valere i propri diritti, dovranno dimostrare che le somme derivano unicamente dal reddito del defunto.