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PILLOLE di DIRITTO - Pubblicazioni

Studio Legale Avv. Davide De Matteis

Quanto è il Minimo del Mantenimento per i Figli

Indice

Come viene calcolato il minimo per l’assegno di mantenimento?

In Italia, l’assegno di mantenimento rappresenta una forma di sostegno economico che il coniuge più abbiente è tenuto a versare a quello economicamente più debole in caso di separazione o divorzio.

Specifico subito che l’importo minimo dell’assegno di mantenimento non è stabilito in maniera fissa dalla legge, ma viene determinato sulla base di vari fattori, tra cui il reddito di entrambe le parti, il tenore di vita mantenuto durante il matrimonio, e soprattutto le esigenze dei figli.

Premesso quanto sopra vi sono però delle linee-guida che vengono più o meno ricalcate da tutti i Tribunali.

Se è vero che non esiste un importo minimo universale che possa essere applicato indistintamente a tutti i casi, d’altra parte è possibile evidenziare quelli che sono i criteri e parametri che il Giudice prende in considerazione:

  • Le capacità economiche di entrambi i genitori: anche se uno dei genitori ha redditi limitati, è tenuto comunque a contribuire al mantenimento dei figli, anche con un contributo “simbolico”.
  • I tempi di permanenza del figlio presso ciascun genitore: il giudice può stabilire una ripartizione proporzionale delle spese in base ai giorni di custodia e frequentazione del figlio
  • Il tenore di vita goduto dal minore durante la convivenza familiare: il mantenimento dovrebbe permettere al figlio di mantenere un livello di vita paragonabile a quello avuto prima della separazione dei genitori.
  • Le spese ordinarie e straordinarie (come affitto o mutuo, bollette, e spese mediche).
  • Le esigenze di vita del minore: questo include le spese per l’istruzione, la salute, l’alimentazione, il tempo libero e ogni altra necessità ordinaria.

Sarà compito del Giudice valutare tutte le circostanze del caso concreto.

Riportando le parole della Cassazione abbiamo:

l’art. 155 c.c., nell’imporre a ciascuno dei coniugi l’obbligo di provvedere al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito, individua, quali elementi da tenere in conto nella, determinazione dell’assegno, oltre alle esigenze dei figli, il tenore di vita dallo stesso goduto in costanza di convivenza, i tempi di permanenza presso ciascuno di essi e la valenza economica dei compiti domestici e di cura da loro assunti, nonché, appunto, le risorse economiche di entrambi i genitori  (Cass. n. 19299/2020)

 

Qual è l’importo minimo dell’assegno di mantenimento in Italia?

Abbiamo detto che non esiste una formula matematica standard per stabilire il mantenimento, ma alcuni principi generali che vengono valutati dai giudici per il  calcolo dell’assegno di mantenimento.

In questo caso però vogliamo approfondire se esiste un importo minimo non derogabile dell’assegno di mantenimento.

Anche se non esiste una cifra standard per il minimo del mantenimento, si possono fare alcune considerazioni pratiche.

In Italia, la protezione dei minori è un principio fondamentale nelle decisioni giuridiche riguardanti separazioni e divorzi. Pertanto, il mantenimento dei figli assume una priorità assoluta rispetto a quello del coniuge e tutte le altre decisioni.

L’importo del mantenimento per i figli deve garantire il benessere e lo sviluppo del minore, sia da un punto di vista economico che affettivo. I genitori devono quindi attivarsi a contribuire anche con un importo “simbolico” e anche se disoccupati. 

Per dare una misura indicativa, alcuni tribunali stabiliscono un importo minimo di circa 200-300 euro al mese, ma tale cifra varia in base alla città e alla specifica situazione economica delle parti e reali possibilità lavorative.

Evidente che il costo della vita a Milano non è quello di un piccolo paese di provincia.

Analogamente, un genitore disoccupato a Milano avrà sicuramente più possibilità di trovare un lavoro a contribuire al sostentamento della prole.

Inoltre, oltre a questi aspetti, il giudice prende in considerazione anche i costi straordinari, come spese mediche o scolastiche per i figli, e può richiedere che il coniuge più abbiente copra una percentuale maggiore di tali spese, al di là dell’importo mensile stabilito per il mantenimento.

Tabelle mantenimento dei figli

Premesso quanto sopra possiamo dare una schema di base che non deve essere considerata una regola, ma solo un orientamento di massima.

L’assegno di mantenimento per un figlio raramente scende sotto i 200 o 250 euro. Il semplice fatto di dover versare un assegno implica che il genitore beneficiario debba sostenere le spese ordinarie del figlio.

Questo importo minimo può essere imposto anche a un genitore disoccupato o privo di reddito.

Di regola nel 2024, un assegno di mantenimento per un figlio si aggira tra i 350 e i 500 euro per genitori con redditi medi, indicativamente compresi tra 1.500 e 2.000 euro netti al mese.

Sicuramente in caso di più figli, l’importo dell’assegno deve essere aumentato arrivando a circa 350 o 400 euro per un figlio.

Ripercorrendo il protocollo del Tribunale di Monza si può schematizzare:

  • Per un figlio: circa il 25% del reddito, su un reddito di circa 1.500 netti mensili si avrà un assegno tra € 300,00 e € 400,00.
  • Per due figli: circa il 40% del reddito, su reddito netto analogo abbiamo circa € 450,00 e € 650,00.
  • Per tre figli: circa il 50% del reddito, si contabilizza tra € 600,00 e € 800,00.

Nel formare il calcolo predetto bisogna considerare:

  • tutti gli emolumenti, rendite, premi ed eventuali;
  • il reddito annuale sulle dodici mensilità;
  • le spese gravanti sull’obbligato;
  • l’eventuale assegno di mantenimento per la moglie

Quanto sopra è riferibile ad un reddito annuo ordinario (si faceva l’esempio di € 1.500). I criteri di calcolo cambiano nel caso in cui il coniuge obbligato ha redditi più importanti (dai tremila euro in su).

In questo caso bisognerà considerare che all’aumentare dei redditi aumenterà in termini assoluti l’importo del mantenimento ma tendenzialmente ridurrà in termini percentuali, al fine di garantire che l’assegno non raggiunga cifre eccessivamente elevate che risulta non proporzionate alle effettive esigenze dei figli e alla situazione economica complessiva della famiglia.

Avete capito: è necessario analizzare la situazione nel complesso e nello specifico. Le spese possono essere tante ed indispensabili per il coniuge obbligato.

Cosa succede se l’ex coniuge non può pagare il mantenimento minimo?

Se l’ex coniuge non è in grado di versare l’importo fissato, la prima strada da percorrere è richiedere una modifica dell’assegno per sopravvenute difficoltà. 

I linea di massima le situazioni che giustificano l’impossibilità di pagamento sono:

  • Perdita del lavoro: Se l’ex coniuge perde il proprio impiego e non riesce a trovare una nuova occupazione, può chiedere una riduzione temporanea o la sospensione dell’assegno.
  • Malattia o infortunio: In caso di problemi di salute gravi che impediscono al coniuge obbligato di lavorare, può essere richiesta una revisione dell’importo.
  • Riduzione dei redditi: Una significativa riduzione delle entrate, ad esempio a causa di una crisi aziendale o professionale, può costituire un motivo valido per chiedere la rinegoziazione dell’assegno.

Se il giudice accetta le giustificazioni addotte dal coniuge, potrà decidere di ridurre temporaneamente l’importo del mantenimento o, in casi estremi, di sospendere il pagamento fino a quando le condizioni economiche non migliorano.

D’altra parte abbiamo parlato di assegno minimo. Abbiamo cioè specificato che l’assegno è dovuto anche in situazioni di disoccupazione e difficoltà economica.

Il giudice potrà ridurre l’assegno potrà sospenderlo temporaneamente ma non potrà mai escluderlo.

Cosa succede se comunque non si paga l’assegno di mantenimento anche se minimo?

Contro l’ex coniuge inadempiente si può agire sia civilmente che penalmente:

  • Pignoramento dei beni o dello stipendio: Il coniuge beneficiario può richiedere al giudice di procedere al pignoramento dei beni mobili o immobili del coniuge inadempiente, oppure di una parte del suo stipendio.
  • Sanzioni penali: L’articolo 570 bis del Codice Penale prevede che il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento costituisca un reato. L’inadempiente rischia una denuncia per violazione degli obblighi di assistenza familiare, con conseguente procedura penale con reclusione fino a un anno o la multa da euro 103 a euro 1.032.

È importante sottolineare che in ambito penale la responsabilità è sempre collegata alla “volontà” dell’imputato.

In altri termini, la fattispecie non si configura laddove l’ex coniuge si trova in realtà nell’assoluta impossibilità di adempiere all’obbligo di versamento della somma mensile di mantenimento.

Deve trattarsi di uno stato di indigenza “cronico”, dove l’ex coniuge si trova in una situazione di persistente, oggettiva ed incolpevole indisponibilità di redditi.

Differenze tra mantenimento per i figli e per il coniuge: qual è il minimo?

In Italia, la legge distingue chiaramente tra il mantenimento per i figli e quello per il coniuge. Sebbene entrambi i tipi di mantenimento abbiano lo scopo di sostenere economicamente chi si trova in condizioni di bisogno dopo una separazione o un divorzio, le modalità di calcolo e le finalità giuridiche sono differenti.

  1. Mantenimento per i figli:

    • Finalità: Il mantenimento per i figli ha come obiettivo primario garantire il benessere e lo sviluppo del minore, coprendo tutte le necessità quotidiane e straordinarie. Questo include spese per istruzione, salute, alimentazione, tempo libero, e altre esigenze.
    • Importo minimo: Come discusso in precedenza, non esiste una soglia minima fissa per il mantenimento dei figli. Tuttavia, il giudice stabilisce l’importo in base alle esigenze del figlio e alle capacità economiche dei genitori. Il mantenimento deve permettere al minore di mantenere un tenore di vita simile a quello goduto durante la convivenza coniugale.
    • Obbligo reciproco: Entrambi i genitori sono obbligati a contribuire al mantenimento dei figli, in proporzione alle loro possibilità economiche e in base al tempo che ciascuno trascorre con i figli.
  2. Mantenimento per il coniuge:

    • Finalità: Il mantenimento per il coniuge è destinato a garantire il sostentamento del coniuge economicamente più debole. L’obiettivo non è tanto quello di mantenere il tenore di vita matrimoniale, quanto piuttosto quello di assicurare che il coniuge non subisca una situazione di disagio economico a seguito della separazione o del divorzio.
    • Importo minimo: Anche in questo caso non esiste un importo minimo fissato dalla legge. Il giudice valuta caso per caso, considerando il patrimonio, i redditi e il contributo che ciascun coniuge ha dato durante il matrimonio.
    • Possibilità di riduzione: A differenza del mantenimento per i figli, l’assegno per il coniuge può essere ridotto o eliminato in caso di nuove circostanze, come l’ottenimento di un lavoro stabile da parte del coniuge beneficiario o la formazione di una nuova convivenza stabile.

In generale, le differenze tra il mantenimento per i figli e per il coniuge risiedono nelle finalità e nelle modalità di calcolo. Mentre il mantenimento per i figli è considerato prioritario e non negoziabile, quello per il coniuge può essere rivisto e, in alcuni casi, anche revocato. 

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