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Studio Legale Avv. Davide De Matteis

Tradimento del Convivente: È Motivo di Risarcimento o Sfratto?

Indice

Cos’è il Tradimento del Convivente e Cosa Dice la Legge?

Il tradimento del convivente è un tema che suscita molte domande, soprattutto tra chi vive una relazione stabile ma non ha contratto matrimonio. A differenza di quanto accade nel matrimonio, l’infedeltà in una convivenza non comporta conseguenze legali, né civili né penali. Questo perché la legge italiana non impone ai conviventi un obbligo di fedeltà, nemmeno se hanno firmato un contratto di convivenza.

La Legge Cirinnà (L. 76/2016) ha disciplinato le unioni di fatto, riconoscendo ai conviventi alcuni diritti simili a quelli dei coniugi, ma ha lasciato fuori il tema della fedeltà. Ciò significa che, anche in caso di tradimento, il convivente infedele non è tenuto a risarcire il partner tradito e non rischia alcuna sanzione civile o amministrativa.

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Il Contratto di Convivenza Può Prevedere la Fedeltà?

Molti si chiedono se sia possibile inserire un obbligo di fedeltà all’interno di un contratto di convivenza, per tutelarsi dal rischio di tradimento. La risposta è negativa.

Perché il Contratto di Convivenza Non Può Prevedere la Fedeltà?

  • La legge non riconosce il tradimento come illecito in una convivenza.
  • Un contratto non può limitare la libertà personale di un convivente.
  • Qualsiasi clausola che imponga una sanzione per infedeltà sarebbe nullo.
  • Non è possibile vincolare il diritto a ricevere un mantenimento al rispetto della fedeltà.

In pratica, anche se i conviventi decidessero di stipulare un accordo privato, questo non avrebbe alcun valore giuridico. L’unico modo per regolamentare la convivenza è attraverso un contratto che disciplini aspetti economici e patrimoniali, ma non le scelte personali dei partner.

Esiste un Obbligo di Fedeltà Nella Convivenza?

La risposta, in linea generale, è negativa: la legge non impone la fedeltà tra conviventi, nemmeno se è stato sottoscritto un contratto di convivenza.

Tuttavia, recenti sentenze della Corte di Cassazione hanno chiarito che, pur in assenza di un vincolo giuridico di fedeltà, tra conviventi esiste un obbligo di rispetto reciproco. In alcuni casi, il tradimento ostentato può addirittura assumere rilevanza penale.

Quando il Tradimento del Convivente Può Essere Reato?

Se il tradimento viene esibito in modo plateale, accompagnato da atteggiamenti di disprezzo verso il partner, può configurare una violazione della dignità e dell’integrità morale della persona tradita. In determinate circostanze, questo comportamento può integrare il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.).

Casi in Cui il Tradimento Può Comportare Conseguenze Legali

  • Ostentazione pubblica della relazione extraconiugale, umiliando il partner.
  • Disprezzo e atteggiamenti offensivi, tali da ledere la dignità del convivente.
  • Condotte denigratorie o vessatorie, che possono configurare un comportamento abusante.

In sostanza, se il convivente infedele umilia pubblicamente il partner, ostentando la nuova relazione con atteggiamenti offensivi e reiterati, può essere perseguito penalmente.

La Convivenza Può Finire per Tradimento?

La convivenza di fatto si distingue dal matrimonio per la sua maggiore flessibilità giuridica, sia nella sua costituzione che nella sua cessazione. A differenza del matrimonio, che richiede una procedura formale per la separazione o il divorzio, la convivenza può terminare in qualsiasi momento, senza particolari vincoli legali.

Chi Decide la Fine della Convivenza?

La cessazione della convivenza può avvenire in due modi:

  • Di comune accordo: entrambi i partner decidono di interrompere la relazione e si accordano sulle conseguenze pratiche della separazione (divisione dei beni, assegnazione dell’abitazione, gestione dei figli se presenti).
  • Per volontà di un solo convivente: a differenza del matrimonio, non è necessario il consenso di entrambi per porre fine alla convivenza. Anche un solo partner può decidere di interrompere il rapporto, senza dover fornire giustificazioni.

Non esiste alcun obbligo di preavviso, il che significa che la convivenza può terminare immediatamente nel momento in cui uno dei due lo desidera.

Chi Deve Andare Via di Casa?

Uno degli aspetti più delicati della fine di una convivenza riguarda l’assegnazione dell’abitazione. In assenza di un contratto specifico, si seguono queste regole:

  • Se la casa è intestata a uno solo dei conviventi, il titolare dell’immobile ha diritto a rimanere, e l’altro deve lasciare l’abitazione.
  • Se la casa è di proprietà comune, i conviventi devono trovare un accordo, oppure rivolgersi a un giudice per stabilire la divisione dell’immobile.
  • Se ci sono figli minori, il giudice può assegnare la casa al genitore con cui i bambini convivranno stabilmente, anche se l’immobile è intestato all’altro partner.

Cosa Succede se i Conviventi Hanno Figli?

Se la coppia ha figli minori, la cessazione della convivenza segue regole simili a quelle di una separazione o divorzio.

Obblighi Economici Verso i Figli

  • Entrambi i genitori devono contribuire al mantenimento dei figli.
  • Se i genitori non trovano un accordo, il giudice stabilisce l’importo dell’assegno.
  • Il genitore che non vive con i figli dovrà versare un mantenimento all’altro genitore.

Quindi, anche se la convivenza non prevede diritti e doveri reciproci tra i partner, gli obblighi verso i figli rimangono inalterati.

Tradimento del Convivente: Quando Serve un Legale?

La convivenza di fatto offre maggiore libertà rispetto al matrimonio, ma questa libertà si riflette anche nella facilità con cui può terminare. Non servono procedure legali, né è necessario il consenso di entrambi: la relazione può concludersi in qualsiasi momento, anche unilateralmente.

Tuttavia, la fine della convivenza può sollevare questioni legali complesse, specialmente se sono coinvolti beni immobili o figli minori. Per questo motivo, se stai affrontando una separazione da un convivente, è fondamentale consultare un esperto in diritto di famiglia per tutelare al meglio i tuoi interessi.

FAQ Tradimento del Convivente: Diritti, Obblighi e Conseguenze Legali

1. Il tradimento del convivente ha conseguenze legali?

No, il tradimento in una convivenza non ha conseguenze legali perché la legge italiana non prevede un obbligo di fedeltà per i conviventi.

2. Il contratto di convivenza può imporre la fedeltà?

No, un contratto di convivenza non può prevedere l’obbligo di fedeltà né sanzioni in caso di tradimento, poiché limiterebbe la libertà personale.

3. Il convivente tradito ha diritto al risarcimento del danno?

No, il convivente tradito non ha diritto a un risarcimento, perché l’infedeltà non è considerata un illecito nella convivenza di fatto.

4. Il tradimento ostentato può avere conseguenze legali?

Sì, se il tradimento viene ostentato con atteggiamenti offensivi può configurare una violazione della dignità e, in casi estremi, rientrare nel reato di maltrattamenti in famiglia.

5. Il tradimento del convivente può essere reato?

Sì, se accompagnato da umiliazioni pubbliche, vessazioni o disprezzo reiterato, il comportamento può integrare il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.).

6. La convivenza può finire per tradimento?

Sì, la convivenza può terminare in qualsiasi momento, anche unilateralmente, senza bisogno di giustificazioni legali o procedimenti formali.

7. Chi deve lasciare la casa in caso di fine della convivenza?

Se la casa è intestata a uno solo dei conviventi, il titolare ha diritto a rimanere. Se è di proprietà comune, serve un accordo o un intervento del giudice.

8. Cosa succede se i conviventi hanno figli?

Se ci sono figli minori, il genitore affidatario può ottenere l’assegnazione della casa e il mantenimento, indipendentemente dall’intestazione dell’immobile.

9. È necessario un avvocato per la separazione tra conviventi?

Non è obbligatorio, ma se ci sono beni in comune o figli minori, è consigliabile rivolgersi a un avvocato per tutelare i propri diritti.

10. Come tutelarsi legalmente in caso di separazione da un convivente?

È consigliabile stipulare un contratto di convivenza per regolare gli aspetti patrimoniali e, in caso di separazione, consultare un avvocato esperto in diritto di famiglia.

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