Dopo anni di tensioni, discussioni e indecisioni, il matrimonio è giunto al termine. Tuttavia, nonostante l’ufficializzazione della separazione e l’assegnazione della casa coniugale, può capitare che uno dei coniugi, spesso il marito, si rifiuti di lasciare l’abitazione. Ma cosa si può fare in questi casi?
In questo articolo analizziamo le principali soluzioni legali nel caso in cui il marito non vuole lasciare la casa coniugale.
L’assegnazione della casa coniugale
In caso di separazione, la casa coniugale viene assegnata al coniuge che continua a vivere con i figli minorenni o non ancora economicamente indipendenti. Nel caso in cui la coppia non abbia figli, la destinazione della casa dovrà essere decisa dagli stessi coniugi.
Come chiarito nell’articolo di approfondimento la presenza o meno dei figli risulta essere un fattore determinante. Vi segnaliamo l’articolo per un analisi specifica: Assegnazione della Casa Coniugale: Quando Spetta e Chi Ne Ha Diritto
Cosa fare se il marito non vuole lasciare la casa coniugale?
Se il marito rifiuta di abbandonare la casa coniugale, la prima cosa da fare è invitarlo formalmente a farlo. Questo invito può essere fatto tramite una raccomandata con avviso di ricevimento, nella quale si concede un termine per organizzarsi.
La diffida formale per lasciare l’immobile può essere fatta anche autonomamente senza il supporto dell’avvocato. Probabilmente è preferibile farla fare direttamente al legale per avere maggiore autorevolezza nei confronti del ex partner ed ottenere il risultato sperato.
In pratica il consiglio è quello comunque di invitare informalmente per iscritto (es, tramite messaggi whatapp) il marito a lasciare l’immobile rispettando l’accordo. In caso di esito negativo rivolgersi all’avvocato di fiducia.
L’avvocato, ottenuti i documenti relativi alla separazione o alla sentenza del tribunale che ha assegnato la casa, procederà effettuando la diffida al rilascio e successivamente notificando il provvedimento di assegnazione al marito.
Se il coniuge continua a non voler lasciare la casa, si potrà richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario, supportato dalle forze dell’ordine, per eseguire l’allontanamento forzato.
Schematicamente questi sono i passi da seguire:
Invito informale: invito per iscritto controparte a lasciare la casa concedendo un termine per l’allontanamento.
Assistenza legale: Se non collabora, contatta un avvocato per ottenere supporto e preparare i documenti necessari. L’avvocato provvederà con la diffida e l’intimazione al rilascio.
Intervento giudiziario: Se il problema persiste, il tuo legale può notificare l’ordine di assegnazione e, se necessario, richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario.
Nel caso si esecuzione forzata le tempistiche variano da un Tribunale all’altro. Quelli più piccoli di regola sono anche i più veloci.
Se vuoi avere un’idea sulle tempistiche, contattaci – senza impegno – per avere informazioni: link-contatti.
Quanto tempo ha il coniuge per lasciare la casa?
La tempistica per lasciare la casa coniugale dipende dal provvedimento che viene emesso. Di regola possiamo avere due situazioni:
- In un accordo consensuale, le tempistiche vengono definite all’interno delle condizioni dello stesso;
- Nel caso di provvedimento del giudice, l’ordine di rilascio è immediato o se diverso sarà specificato dal giudice.
Laddove il coniuge non rispetti le condizioni concordate o il provvedimento emesso dal giudice, di regola, la diffida ad adempiere assegna un termine di 10 giorni dalla notifica ufficiale per liberare l’immobile.
Tuttavia, è possibile che vi siano differenze a seconda delle specifiche circostanze del caso (notifiche, tempi di giacenza e similari).
Come già detto nel caso di mancato rispetto del termine, si procederà all’esecuzione forzata.
Cambiare la serratura è reato
Spesso capita che il cliente ci chieda se può cacciare di casa l’ex marito cambiando la serratura di casa. Mentre l’ex è al lavoro, il fabbro cambia la serratura e così si ottiene il risultato sperato (!).
Assolutamente evitate tali comportamenti. Prima del provvedimento del giudice e la formale assegnazione, cambiare le serrature di casa è reato!
Quanto sopra vale anche nel caso in cui vi sia stato l’abbandono del tetto coniugale. In altri termini anche se il marito va via di casa spontaneamente ma non è ancora formalizzata la separazione non è possibile cambiare la serratura di casa.
Cosa fare se il convivente non vuole lasciare la casa?
Non siamo sposati ma semplicemente conviviamo. Cosa fare se il convivente non vuole andare via di casa?
Anche se non si tratta del coniuge, il rifiuto di una persona a lasciare una casa (anche se non è la casa coniugale), può configurare un’occupazione abusiva.
Sostanzialmente possiamo dire che, durante la convivenza, il partner abita la casa come “detentore qualificato”. Ma una volta che è terminata la relazione chi non è proprietario della casa non ha più alcun titolo per rimanere in casa (salvo il caso in cui ci siano dei figli).
Anche in questo caso si può fare appello alla legge per liberare l’immobile.
Il proprietario può avviare un’azione di rilascio o di restituzione dell’immobile dando atto al giudice della cessazione della convivenza.
Ottenuto l’ordine di rilascio la procedura prevede l’intervento dell’ufficiale giudiziario e, se necessario, delle forze dell’ordine, affinché la persona venga allontanata.
Si ricorda che per formalizzare la convivenza con il partner è necessario presentare l’apposita dichiarazione nel Comune di residenza.
Come lasciare la casa coniugale prima della separazione?
Se uno dei coniugi desidera lasciare la casa coniugale prima che la separazione sia ufficiale, deve considerare le implicazioni legali.
Difatti, il coniuge che abbandona la casa senza un accordo con l’altro potrebbe essere accusato di abbandono del tetto coniugale, il che può avere conseguenze sia economiche che giuridiche sul futuro procedimento di separazione.
Vi segnaliamo questo approfondimento sull’abbandono del tetto coniugale: Abbandono del tetto coniugale: guida alle conseguenze e alle norme legali.
È consigliabile, quindi, consultare un avvocato prima di prendere decisioni in tal senso e cercare di formalizzare il tutto tramite una separazione consensuale o giudiziale.
Se il marito non vuole lasciare la casa coniugale: è un reato?
Se il marito rifiuta di rispettare un provvedimento del giudice che gli impone di lasciare la casa coniugale, questo comportamento può costituire un reato.
Il codice penale, all’articolo 388, prevede una pena fino a 3 anni di carcere o una multa per chi non rispetta un ordine giudiziario.
Tuttavia, i tempi per una condanna sono spesso lunghi e la via migliore è comunque cercare di risolvere la situazione senza dover ricorrere a misure drastiche.
Agevolazioni prima casa e separazione
Dopo la separazione, il coniuge che lascia la casa coniugale non può automaticamente beneficiare delle agevolazioni fiscali per l’acquisto di una nuova abitazione, se è ancora proprietario di una casa.
La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assegnazione della casa all’altro coniuge non comporta la perdita della proprietà.
Pertanto, chi è ancora proprietario, anche se non utilizza l’immobile, non può beneficiare di una nuova agevolazione per l’acquisto della prima casa.
FAQ – Domande frequenti
Cosa fare se il marito non rispetta l’ordine del giudice?
- Rivolgersi a un avvocato per avviare le procedure legali necessarie.
Quali sono i diritti del coniuge che lascia la casa?
- Il coniuge ha diritto a richiedere l’assegnazione della casa e il mantenimento.
Quanto tempo ci vuole per un allontanamento forzato?
- I tempi possono variare, ma generalmente non superano alcune settimane dalla notifica.
Se il marito non vuole lasciare la casa coniugale dopo un provvedimento del giudice, è fondamentale agire per vie legali. Prima di tutto, occorre invitarlo formalmente a lasciare l’abitazione, e se non collabora, rivolgersi a un avvocato per far rispettare il provvedimento.
È importante evitare azioni avventate, come il cambio delle serrature, senza un ordine esecutivo.
Per prevenire incomprensioni e lungaggini, è consigliabile stabilire, già nella sentenza di separazione, un termine preciso entro il quale il coniuge non assegnatario dovrà lasciare la casa.