Articolo aggiornato il 03.03.2025
Dopo anni di tensioni e indecisioni, il matrimonio è giunto al termine. Nonostante l’ufficializzazione della separazione e l’assegnazione della casa coniugale, capita spesso che uno dei coniugi si rifiuti di lasciare l’abitazione.
Esempio concreto: Maria ha ottenuto l’assegnazione della casa coniugale dal Tribunale di Bologna perchĂŠ vive con i figli minori. Nonostante il provvedimento, suo marito Roberto si rifiuta di andarsene sostenendo di non avere altro posto dove andare.
Soluzione: Se tuo marito non vuole lasciare la casa coniugale dopo l’assegnazione ufficiale, puoi seguire questi passaggi concreti:
- Invitalo formalmente a lasciare l’immobile con una raccomandata A/R
- Se non collabora, rivolgiti al tuo avvocato per una diffida formale
- In caso di ulteriore rifiuto, procedi con l’esecuzione forzata tramite ufficiale giudiziario
Approfondiamo l’argomento e analizziamo le principali soluzioni legali nel caso in cui il marito non vuole lasciare la casa coniugale.
Se stai affrontando una separazione e hai dubbi su come questi aspetti possano influenzare i tuoi diritti, affidati a un esperto. Contatta il nostro studio legale, avvocato divorzista a Bologna, per una consulenza personalizzata e scopri come tutelare i tuoi interessi nel miglior modo possibile.
Lâassegnazione della casa coniugale
In caso di separazione, la casa coniugale viene assegnata al coniuge che continua a vivere con i figli minorenni o non ancora economicamente indipendenti. Nel caso in cui la coppia non abbia figli, la destinazione della casa segue logiche diverse.
La presenza o meno dei figli è un fattore determinante. Per un’analisi specifica: Assegnazione della Casa Coniugale: Quando Spetta e Chi Ne Ha Diritto.
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- Genitori Alternati nella Casa Coniugale: Cosa Devi Sapere
- A Chi Va la Casa in Caso di Separazione Senza Figli? Scopri la Legge
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Cosa fare se il marito non vuole lasciare la casa coniugale?
Se il marito rifiuta di abbandonare la casa coniugale, la prima cosa da fare è invitarlo formalmente a farlo. Questo invito può essere fatto tramite una raccomandata con avviso di ricevimento, nella quale si concede un termine per organizzarsi.
La diffida formale per lasciare l’immobile può essere fatta anche autonomamente senza il supporto dell’avvocato. Probabilmente è preferibile farla fare direttamente al legale per avere maggiore autorevolezza nei confronti del ex partner ed ottenere il risultato sperato.
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In pratica il consiglio è quello comunque di invitare informalmente per iscritto (es, tramite messaggi WhatsApp) il marito a lasciare l’immobile rispettando l’accordo. In caso di esito negativo rivolgersi all’avvocato di fiducia.
L’avvocato, ottenuti i documenti relativi alla separazione o alla sentenza del tribunale che ha assegnato la casa, procederĂ effettuando la diffida al rilascio e successivamente notificando il provvedimento di assegnazione al marito.
Se il coniuge continua a non voler lasciare la casa, si potrĂ richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario, supportato dalle forze dell’ordine, per eseguire l’allontanamento forzato.
Si ricorda che il coniuge potrebbe avere il diritto di accedere all’immobile per asportare i beni personali e di sua proprietĂ (approfondimento leggi: Come si Dividono i Mobili in Caso di Separazione? Ecco Cosa Sapere).
Schematicamente questi sono i passi da seguire:
- Invito informale: invito per iscritto controparte a lasciare la casa concedendo un termine per l’allontanamento.
- Assistenza legale: Se non collabora, contatta un avvocato per ottenere supporto e preparare i documenti necessari. L’avvocato provvederĂ con la diffida e l’intimazione al rilascio.
- Intervento giudiziario: Se il problema persiste, il tuo legale può notificare l’ordine di assegnazione e, se necessario, richiedere l’intervento dellâufficiale giudiziario.
Nel caso si esecuzione forzata le tempistiche variano da un Tribunale all’altro. Quelli piĂš piccoli di regola sono anche i piĂš veloci.
Se vuoi avere un’idea sulle tempistiche, contattaci – senza impegno – per avere informazioni: link-contatti.
Quanto tempo ha il coniuge per lasciare la casa?
La tempistica per lasciare la casa coniugale dipende dal provvedimento che viene emesso. Di regola possiamo avere due situazioni:
- In un accordo consensuale, le tempistiche vengono definite all’interno delle condizioni dello stesso;
- Nel caso di provvedimento del giudice, l’ordine di rilascio è immediato o se diverso sarĂ specificato dal giudice.
Laddove il coniuge non rispetti le condizioni concordate o il provvedimento emesso dal giudice, di regola, la diffida ad adempiere assegna un termine di 10 giorni dalla notifica ufficiale per liberare l’immobile.
Tuttavia, è possibile che vi siano differenze a seconda delle specifiche circostanze del caso (notifiche, tempi di giacenza e similari).
In relazione alle tempistiche vi segnaliamo il relativo approfondimento:Â Quanto Tempo Ha il Coniuge per Lasciare la Casa Dopo la Separazione?.
Come giĂ detto nel caso di mancato rispetto del termine, si procederĂ all’esecuzione forzata.
Cosa succede se invece il marito dopo aver lasciato l’abitazione entra comunque nella casa coniugale? può farlo? Se ti interessa sapere quali sono le casistiche leggi il nostro approfondimento: LâEx Marito Può Entrare in Casa? Quando Ă Legale e Come Difendersi.
Se il marito non vuole lasciare la casa coniugale: è un reato?
Se il marito rifiuta di rispettare un provvedimento del giudice che gli impone di lasciare la casa coniugale, questo comportamento può costituire un reato.
Il codice penale, all’articolo 388, prevede una pena fino a 3 anni di carcere o una multa per chi non rispetta un ordine giudiziario.
Tuttavia, i tempi per una condanna sono spesso lunghi e la via migliore è comunque cercare di risolvere la situazione senza dover ricorrere a misure drastiche.
Si può impedire lâaccesso alla casa coniugale al coniuge?
Impedire lâaccesso alla casa coniugale al proprio coniuge senza un provvedimento del giudice è illegale. Fino alla definizione della separazione o del divorzio, entrambi i coniugi hanno diritto a vivere nellâabitazione, salvo specifiche misure adottate dal tribunale.
Se uno dei due coniugi cambia la serratura, nega lâingresso allâaltro o lo minaccia per impedirgli di entrare, potrebbe incorrere in reati come esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 392 c.p.) o violenza privata. Solo un provvedimento giudiziario può stabilire il diritto esclusivo di uno dei coniugi a restare nella casa coniugale, ad esempio per la tutela dei figli o per ragioni di sicurezza personale.
Nei casi di violenza domestica o comportamenti aggressivi, è possibile chiedere un ordine di protezione (art. 342-bis c.c.), che può disporre lâallontanamento immediato del coniuge responsabile di condotte lesive.
Cambiare la serratura è reato
Spesso capita che il cliente ci chieda se può cacciare di casa l’ex marito cambiando la serratura di casa. Mentre l’ex è al lavoro, il fabbro cambia la serratura e cosĂŹ si ottiene il risultato sperato (!).
Assolutamente evitate tali comportamenti. Prima del provvedimento del giudice e la formale assegnazione, cambiare le serrature di casa è reato! (leggi: Separazione E Cambio Serratura: Tutto Quello Che Devi Sapere).
Quanto sopra vale anche nel caso in cui vi sia stato l’abbandono del tetto coniugale. In altri termini anche se il marito va via di casa spontaneamente ma non è ancora formalizzata la separazione non è possibile cambiare la serratura di casa.
Un marito può cacciare di casa la moglie?
No, un marito non può cacciare di casa la moglie, neanche in caso di conflitti coniugali o separazione in corso. La casa coniugale è considerata il domicilio di entrambi i coniugi fino a quando non venga formalmente deciso diversamente da un giudice. Anche se lâabitazione è intestata esclusivamente al marito, ciò non gli conferisce il diritto di allontanare la moglie arbitrariamente.
Nel caso in cui il marito tenti di mettere la moglie alla porta con la forza o con minacce, si configura una condotta illecita che può sfociare in reati come violenza privata (art. 610 c.p.) o maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.). In situazioni del genere, la moglie può rivolgersi alle forze dellâordine o presentare unâistanza al giudice per ottenere tutela, compresa lâeventuale assegnazione della casa coniugale se ci sono figli minori.
Se la coppia è in fase di separazione, sarĂ il tribunale a stabilire chi ha diritto a rimanere nella casa coniugale, tenendo conto dellâinteresse prevalente dei figli e delle condizioni economiche dei coniugi.
Cacciare di Casa il Marito: L’orientamento del Tribunale di Bologna
La sentenza n. 2513 del 2017 del Tribunale di Bologna rappresenta un importante riferimento giuridico in materia di separazione coniugale. Questa decisione affronta il tema dell’addebito della separazione e dei diritti economici derivanti dalla crisi matrimoniale, con particolare attenzione alla condotta dei coniugi durante il matrimonio.
Quali sono i fatti della causa?
Nel caso specifico, il marito (X) ha richiesto la separazione con addebito alla moglie (Y), accusandola di comportamenti aggressivi e prevaricatori, tra cui:
- Ingiurie rivolte al marito sul luogo di lavoro;
- Impedimento all’accesso alla casa coniugale tramite il cambio delle serrature.
La moglie (Y), dal canto suo, ha richiesto:
- L’addebito della separazione al marito;
- Un assegno di mantenimento di 1.500 euro mensili;
- Il diritto dâuso della casa coniugale.
Cosa ha deciso il Tribunale di Bologna?
Dopo un’attenta analisi delle prove e delle testimonianze, il Tribunale ha stabilito che:
- L’intollerabilitĂ della vita coniugale era imputabile esclusivamente alla condotta della moglie (Y). Le sue azioni, come le offese pubbliche e il cambio delle serrature, violavano gli obblighi coniugali di assistenza morale e materiale.
- Addebito della separazione alla moglie: Il Tribunale ha attribuito la responsabilitĂ della crisi matrimoniale a Y, ritenendo il suo comportamento lesivo della dignitĂ e dei diritti del marito.
- Rigetto della richiesta di assegno di mantenimento: La condotta di Y è stata giudicata incompatibile con il diritto di ricevere supporto economico.
Questa sentenza del Tribunale di Bologna è significativa perchÊ stabilisce un principio chiave:
“I comportamenti offensivi e lesivi dei diritti del coniuge possono giustificare lâaddebito della separazione e il rigetto delle richieste economiche avanzate dal coniuge responsabile.”
Se un coniuge adotta comportamenti prevaricatori o offensivi, come impedire l’accesso alla casa coniugale o ledere la dignitĂ dell’altro, potrebbe perdere il diritto a ricevere un assegno di mantenimento e ottenere lâassegnazione della casa coniugale.
Bologna come precedente giuridico
Questa pronuncia sottolinea l’importanza del contesto locale. Il Tribunale di Bologna ha dimostrato particolare attenzione ai comportamenti concreti che violano i diritti del coniuge, creando un precedente rilevante per i casi futuri in Emilia-Romagna e nel resto d’Italia.
Durante la fase istruttoria, le testimonianze hanno evidenziato come i comportamenti della moglie fossero offensivi e autoritari, violando gli obblighi coniugali di assistenza morale e materiale. Tra i fatti accertati, il Tribunale ha dato particolare rilievo alle ingiurie rivolte da Y al marito sul luogo di lavoro e al gesto del cambio delle serrature, che ha reso impossibile a X lâaccesso allâabitazione familiare.
Alla luce di queste evidenze, il Tribunale di Bologna ha stabilito che lâintollerabilitĂ della vita coniugale fosse esclusivamente imputabile alla condotta di Y, attribuendo a lei lâaddebito della separazione. Inoltre, il Tribunale ha ritenuto infondata la richiesta di assegno di mantenimento avanzata dalla moglie, considerando il suo comportamento contrario ai doveri coniugali.
Se Non Siamo Sposati? Cosa fare se il Convivente Non Vuole Lasciare la Casa?
Non siamo sposati ma semplicemente conviviamo. Cosa fare se il convivente non vuole andare via di casa?
Anche se non si tratta del coniuge, il rifiuto di una persona a lasciare una casa (anche se non è la casa coniugale), può configurare unâoccupazione abusiva.
Sostanzialmente possiamo dire che, durante la convivenza, il partner abita la casa come âdetentore qualificatoâ. Ma una volta che è terminata la relazione chi non è proprietario della casa non ha piĂš alcun titolo per rimanere in casa (salvo il caso in cui ci siano dei figli).
Anche in questo caso si può fare appello alla legge per liberare lâimmobile.
Il proprietario può avviare unâazione di rilascio o di restituzione dellâimmobile dando atto al giudice della cessazione della convivenza.
Ottenuto l’ordine di rilascio la procedura prevede l’intervento dell’ufficiale giudiziario e, se necessario, delle forze dellâordine, affinchĂŠ la persona venga allontanata.
Si ricorda che per formalizzare la convivenza con il partner è necessario presentare l’apposita dichiarazione nel Comune di residenza.
FAQ su Cosa Fare Se Il Marito Non Lascia La Casa Coniugale?
1. Cosa Fare Se Il Marito Non Vuole Lasciare La Casa Coniugale?
Invitalo per iscritto a lasciare lâimmobile. Se non collabora, contatta un avvocato per una diffida formale e, se necessario, ricorri allâufficiale giudiziario.
2. Come Si Ottiene LâAssegnazione Della Casa Coniugale?
La casa coniugale viene assegnata al genitore che vive con figli minorenni o non autosufficienti. Senza figli, la decisione spetta ai coniugi o al giudice.
3. Cambiare La Serratura Per Cacciare Il Marito Ă Legale?
No, cambiare la serratura senza un provvedimento del giudice è reato, anche in caso di abbandono del tetto coniugale.
4. Quanto Tempo Ha Il Coniuge Per Lasciare La Casa?
Di solito 10 giorni dalla notifica della diffida. Il giudice può specificare un termine diverso.
5. Ă Possibile Lasciare La Casa Coniugale Prima Della Separazione?
Solo con un accordo formale. Altrimenti, rischi accuse di abbandono del tetto coniugale.
6. Il Rifiuto Di Lasciare La Casa Può Essere Reato?
SĂŹ, il mancato rispetto di un ordine del giudice può costituire reato ai sensi dellâarticolo 388 del Codice Penale.
7. Quali Sono Le Implicazioni Fiscali Dopo La Separazione?
Chi è ancora proprietario della casa coniugale non può richiedere agevolazioni per lâacquisto di una nuova abitazione.